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FRAGILITÀ MOTIVAZIONALE ED EMOTIVA: IL DISAGIO DEGLI STUDENTI E IL BLOCCO DELLA MOBILITÀ ATTRAVERSO L’ISTRUZIONE

Situazioni territoriali complesse e didattica a distanza hanno avuto un impatto notevole sulla vita dei più giovani, aggravando, in molti casi, le disparità di opportunità tra i ragazzi in condizioni di disagio e quelli più fortunati. Ne abbiamo parlato con Maria Paola Sebastiani, Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico Guglielmo Marconi di Foligno.  

La scuola italiana ha il compito di rimuovere quegli ostacoli che impediscono il raggiungimento dell’uguaglianza delle opportunità, ma, ancora oggi, fatica a garantire parità tra i suoi studenti. La scuola è organizzata in modo da offrire una pluralità di risposte attente ai bisogni di ciascun ragazzo in difficoltà, attraverso percorsi individualizzati e/o personalizzati; tuttavia, non può presidiare da sola tutti i territori in cui sono presenti situazioni di degrado legate a condizioni culturali, linguistiche o socioeconomiche. 

“Gli studenti che beneficiano di una buona situazione socioculturale ottengono risultati migliori, dal momento che vivono in un contesto favorevole che glielo permette. Nei casi in cui il contesto è molto difficile, gli studenti non trovano la giusta motivazione e, quindi, lascensore sociale si ferma. I risultati delle prove invalsi sono fondamentali in quanto forniscono una fotografia del Paese che rispecchia le attuali condizioni socioculturali” afferma Maria Paola Sebastiani, Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico Guglielmo Marconi di Foligno.  

Pertanto, l’efficacia della scuola come motore di mobilità sociale risente sia del territorio nel quale è inserita sia delle condizioni socioculturali di partenza degli studenti. E a ciò bisogna aggiungere la problematica degli ultimi anni della pandemia. Ogni istituto ha risentito dell’emergenza sanitaria in maniera diversificata: nei casi in cui era presente un tessuto familiare in grado di utilizzare la modalità della DAD in modo funzionale, l’insegnamento con le sue relative difficoltà è stato gestibile. Laddove c’erano delle condizioni di degrado le problematiche sono aumentate notevolmente, mettendo in risalto la fragilità motivazionale di alcuni ragazzi che non erano in grado di seguire le lezioni a distanza come avrebbero dovuto. 

L’elemento emotivo è un altro aspetto da non sottovalutare. Gli anni dell’adolescenza sono anni difficili, sia sul piano delle relazioni che su quello del rendimento scolastico. Gli anni di didattica a distanza sono stati terribili per la chiusura delle relazioni conducendo a situazioni di forte fragilità emotiva nel diradarsi delle occasioni di relazioni sociale. 

Laspetto emotivo e laspetto cognitivo sono fortemente interconnessi. Per cui un ragazzo che non sta bene dal punto di vista emotivo, che ha sviluppato situazioni di ansia, di attacchi di panico, non riesce a dare il meglio di sé sul piano dell’apprendimento e questo si riverbera su un abbassamento dell’autostima, un circuito di negatività che si autoalimenta e compromette la performance scolastica” continua la Dirigente. 

In definitiva, la scuola oltre a condurre l’apprendimento deve mettere in campo molte strategie calibrandole sulla singola persona, a partire dal supporto psicologico. Però, ogni istituto scolastico è differente: nelle scuole in cui i ragazzi non sentono di dover dare il massimo, prestano attenzione ad altre problematiche, legate piuttosto ad atti di bullismo o comportamenti di micro-devianza. 

“Per questo le scuole, ai sensi della normativa DPR 275/99, sono chiamate a mettersi in forte connessione con il territorio, decidendo come destinare le risorse, come adottare un piano di studi adeguato e che strategie calibrare sulla singola persona o contesto territoriale affinché si colmi il gap di partenza tra gli studenti” conclude Sebastiani.