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Narciso 2.0: la mania dei selfie modificati che fa cadere nello stagno della dismorfia digitale

Non più uno specchio d’acqua ma uno schermo dello smartphone, i giovani si guardano e ammirano ciò che non esiste. I filtri social hanno completamente cambiato la percezione del sé, tanto da sfociare in disturbi ossessivi

La leggenda di Narciso racconta la storia di un giovane di straordinaria bellezza che, specchiandosi in una fonte, vede per la prima volta il suo volto e se ne innamora, un sentimento egoriferito che lo porterà alla morte.

Il desiderio di Narciso è semplice: guardare e farsi guardare, amare e farsi amare.

L’immagine riflessa nello stagno è l’unico mezzo che possiede per ammirare sé stesso e apprezzarsi. Solo nell’acqua, infatti, riesce a vedere ciò che veramente lo rende felice. E quando cerca di raggiungerlo, finisce col cadere nello stagno, annegando.

I primi decenni del 2000 hanno creato una nuova forma di “Narciso”: ragazzi adolescenti che si specchiano in uno smartphone. Se, però, all’inizio era la propria immagine a diventare una ossessione, con l’avvento dei filtri l’oggetto del desiderio diventa ancora più irreale, grazie alla possibilità di modificare i propri tratti all’infinito.

Un viso perfetto, occhi luminosi, capelli folti e labbra accattivanti. Uno standard di bellezza irreale: i giovani finiscono quindi con l’innamorarsi di qualcosa che non esiste e che non potrà mai essere raggiunto con le sole doti naturali.

Parliamo di dismorfismo digitale, una sfumatura contemporanea del Disformismo Corporeo, patologia collocata nello spettro dei disturbi ossessivi secondo il DSM-5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. È una forma di dismorfia che fa percepire parti del proprio corpo in modo assolutamente alterato e che vede come sfogo la costruzione di un’immagine digitale modificata sull’idea di un sé ideale, costruito da pressioni sociali e canoni di bellezza totalmente irraggiungibili.

I cosiddetti “filtri bellezza” delle applicazioni non fanno altro che peggiorare un’ansia già presente dovuta al proprio aspetto, che può portare allo sviluppo di routine nocive e compulsive come, ad esempio, controllarsi costantemente allo specchio e scattarsi foto che rappresentano la realtà sognata e tanto agognata.

Fa scalpore la recente notizia, pubblicata anche dal Corriere della Sera, inerente al filtro “Bold Glamour” di TikTok, generato grazie a Reti Generative Avversarie, ovvero sistemi di machine learning in grado di sostituire ogni singolo pixel di un’immagine.

Così facendo, all’interno della piattaforma social, adorata soprattutto dai più giovani, si sono moltiplicati scatti e video completamente ritoccati digitalmente, sebbene sembrino assolutamente naturali.

Sono proprio i selfie, infatti, il mezzo ideale per sopperire alle presunte mancanze fisiche: “La tragedia dei selfie è di ritrarsi e ritoccarsi per riprodursi in migliaia di sé, da far rimbalzare sui social. Il bisogno di riconoscimento: per molti è proprio fame. Non di guardarsi, ma di essere guardati da migliaia di occhi” dichiara all’Espresso Vittorio Lingiardi, autore di “Arcipelago N. Variazione sul narcisismo”.

L’APA, Associazione Americana di Psichiatria, infatti, ha considerato la dipendenza da selfie come una delle conseguenze della dismorfia.

È facile cadere nel pensiero che sia assolutamente normale e comune non apprezzare qualcosa del proprio aspetto, ed in parte è vero ma, generalmente, questo non pone un freno al normale svolgimento della vita.

Ostacolo che invece si presenta continuamente alle persone che soffrono di dismorfismo, che possono passare molte ore ad ossessionarsi pensando a difetti reali o immaginari e compromettendo la loro socialità e serenità.

Ma come si può riconoscere chi soffre di dismorfismo?

Essendo un disturbo dello spettro ossessivo-compulsivo, la persona che soffre di dismorfismo ha pensieri intrusivi che provocano forte disagio. Per questo tenderà a mascherare parti del proprio corpo con trucco o capi d’abbigliamento, eviterà la luce diretta sulla sua persona e tenderà ad assumere pose plastiche e innaturali.  Per modificare il proprio aspetto, il soggetto sarà ossessionato dell’esercizio fisico e dalla cura del proprio corpo, fino ad arrivare a sentire la necessità di interventi chirurgici.

L’età media dell’insorgenza è tra i 15 e i 20 anni, ne soffre una percentuale della popolazione mondiale che oscilla tra l’1,7 e il 2,5%, con una maggioranza di donne e solitamente coesiste con altri disturbi mentali.

A confermare i dati una ricerca italiana pubblicata sull’ Open and Interdisciplinary Journal of Technology, Culture and Education condotta su 621 studenti di età compresa tra i 13 e i 21 anni che individuava tra le ipotesi principali di ricerca proprio la correlazione tra l’uso di Photoshop e l’ansia adolescenziale.

Ne è emerso che è effettivamente presente un elemento di disformia digitale tra i giovani e che esiste, quindi, una forte correlazione tra la sensazione di ansia rispetto al proprio corpo e la scelta di presentarsi su Instagram o simili utilizzando filtri o applicazioni di modifica immagini.

È stato, inoltre, verificato che esiste un processo di interiorizzazione di stereotipi di bellezza irrealizzabili che non fanno altro che aumentare l’ansia e lo stress dei giovani di entrambi i sessi.

Così come Narciso muore gettandosi nelle acque limpide per raggiungere la sua agognata perfezione, i giovani oggi abbandonano la propria originalità per conformarsi a stereotipi digitali irrealizzabili e depersonalizzanti. Soffrendo mentre si tenta di raggiungere qualcosa che non esiste.

Sitografia:

https://www.stateofmind.it/2022/05/dismorfia-digitale/

https://dinoamenduni.medium.com/la-pressione-social-e-instagram-e-la-dismorfia-digitale-1cbeffc9ed51

https://www.stateofmind.it/2023/02/dismorfismo-corporeo-realta-virtuale/

https://espresso.repubblica.it/idee/2023/02/01/news/giovani_bellezza_selfie-385736574/

https://www.studiopsicoterapia.si.it/dismorfofobia-disturbo-di-dismorfismo-corporeo

https://www.corriere.it/tecnologia/23_marzo_06/tiktok-filtro-bold-glamour-de4a5499-125f-432b-97ef-9d3c0e492xlk.shtml?refresh_ce