DONNE D’IN…CANTO

Intervista a Alessandra Foroncelli Nicolao. Uno spettacolo teatrale nato dalla scuola nella quale le protagoniste sono donne che, impersonando se stesse, rivelano delle sconosciute a lungo celate.

Continue reading

Imparare ad essere genitori

A cura della Dottoressa Maria Raffaella Rossin, già Responsabile Nucleo Operativo di Alcologia (NOA) Perini e, ora, collaboratrice volontaria presso il Servizio di Psicologia Evolutiva della Casa Pediatrica dell’ASST Fatebenefratelli – Sacco di Milano

I genitori hanno un bisogno enorme di informazioni sul proprio funzionamento psicologico e su quello dei loro figli. Purtroppo una serie di tabù e luoghi comuni rappresentano una barriera alla serenità con cui padri e madri potrebbero fare scelte più adeguate per accompagnare i ragazzi nelle tappe evolutive.

Prima cosa: I genitori migliori sono quelli che sbagliano, che sanno chiedere scusa, che hanno dubbi, che hanno cura di sé e della propria interiorità e che, in questo percorso di crescita personale, continuano a farsi rispettare e fanno rispettare le regole che servono ad organizzare la vita quotidiana della famiglia. I genitori che si sentono inadeguati, pieni di ansie e i genitori che non nutrono dubbi sono genitori che hanno le stesse fragilità, ma maschere diverse.

I genitori di oggi sono pionieri: quello che una volta era un ruolo con argini ben visibili oggi è una pianura con pochi punti di riferimento. Non si deve avere paura di non conoscere la strada perché la strada va tracciata ex-novo.

Secondo: quando si decide di diventare genitori, oltre a rivolgersi al pediatra è opportuno scegliere uno psicologo/psicoterapeuta che possa, almeno una volta all’anno, supportare i genitori nel percorso di crescita dei figli. Andare dallo psicoterapeuta non significa “avere dei problemi”. Significa impedire che gli eventuali problemi diventino gravi e, in generale, cogliere spunti e idee che permettano di vivere meglio.

Andare dallo psicoterapeuta è una ‘tappa’ normale del proprio star bene e della cura del sé, come andare dal dentista, dall’oculista, fare gli esami del sangue o fare movimento durante la settimana. In Italia la maggior parte delle persone non pensa valga la pena di conoscersi, di riflettere sul proprio legame con i familiari, di ragionare sul proprio comportamento di coppia e con i figli. Ma questi sono passaggi importanti dello star bene e c’è una cosa che tutti i genitori dovrebbero sapere:

Se i genitori stanno bene con loro stessi, anche la famiglia sta bene. Se i figli hanno problemi comportamentali, le radici del problema sono nei genitori perché crescono con loro. Quindi: COME DIVENTARE GENITORI CAPACI 

COME IMPARARE A PARLARE AI FIGLI

Abbiamo detto che il benessere del genitore è il benessere della famiglia.

Ci sono tre componenti essenziali nel rapporto con i figli e le figlie:

  • osservare
  • ascoltare
  • accettare

Bisogna capire qual è “l’impasto del bambino/a”, quali sono le sue caratteristiche, talenti e inclinazioni. E non cercare di cambiarli per farli diventare i figli che i genitori desiderano.

Questo non vuol dire essere ‘permissivi’: il rispetto per i genitori e le regole non sono in discussione.

Ma cercare di plasmare il figlio (spesso a propria immagine e somiglianza) è il primo errore pedagogico. In questo caso i figli e le figlie percepiscono che, in loro, c’è qualcosa che delude il genitore e ne ricavano una sensazione di inadeguatezza.

I genitori migliori, alla fine, sono quelli che non permettono alle loro aspettative di prendere il sopravvento e lasciano a bambini e adolescenti la libertà di esprimere la propria natura. “Io mi aspettavo che”… è la frase che ci fa intendere che stiamo già sbagliando strada.

Anche mentire o nascondere i propri sentimenti è inutile e dannoso. I figli percepiscono le emozioni dei genitori oltre la maschera e ne risentono. Non sempre crescere i figli è facile (anzi, non lo è mai), non sempre la scelta di farli è stata presa in totale libertà o senza pressioni culturali o familiari; a volte i figli non sono voluti o non sono quello che un genitore (appunto) si aspettava. Anche questi sono sentimenti ‘normali’; nasconderli è inutile e, se non vengono affrontati, i figli li portano con sé come dolorose cicatrici interiori che si ripercuotono sulla loro vita e sul loro futuro ruolo di genitori. Ecco un’altra ragione del perché…

TUTTI I GENITORI DEVONO ANDARE DALLO PSICOTERAPEUTA

Quando si diventa genitori lo psicoterapeuta è un compagno di viaggio con cui confrontarsi occasionalmente, facendo una chiacchierata anche solo per trarne uno spunto utile a farci vivere meglio in famiglia o con noi stessi.

Si sceglie come il medico di famiglia, cercando quello con il quale ci troviamo a nostro agio.

Basta incontrarsi una volta all’anno per dire come si sta, per capire se c’è qualcosa che non funziona. Se il terapeuta è persona capace basta un confronto per dare degli spunti giusti, per migliorare la dinamica familiare con un buon consiglio, per riconoscere dinamiche dannose e intervenire prima che si manifesti un problema.

“Santo cielo, un tempo non c’era bisogno dello psicoterapeuta” si sente dire. Falso: c’era, ma non ci si andava. I problemi ci sono stati sempre, solo che non venivano riconosciuti.

Vero è, però, che il vecchio modello genitoriale basato su regole rigide, su genitori distanti e poco affettuosi, su regole differenti tra figli maschi e figlie femmine, su obbedienza e assenza di ascolto è stato superato senza che se ne sia ancora affermato un altro perché in questi ultimi sessant’anni si sono consolidate le conoscenze sui bisogni del bambino ma il ruolo del padre e della madre sono ancora in cambiamento.

Un tempo c’era una strada ben definita per essere genitori. Adesso bisogna tracciarne una nuova fatta di comportamenti che mettono in gioco i genitori che, a loro volta, stanno continuamente evolvendo nel loro ruolo di donne e uomini nuovi.

Una ragione in più per non aver paura dei propri dubbi e del proprio spaesamento, parlarne, confrontarsi e chiedere aiuto.

Un luogo comune da sfatare è che un genitore che dimostra incertezza sia un genitore debole. È vero il contrario: un genitore che dimostra di sapere migliorare, insegna ai propri figli l’arte di crescere come persone.

C’è solo una linea rossa che non va MAI superata, per il bene dei figli: il genitore non deve accettare mancanze di rispetto o permettere che le regole concordate vengano infrante.

Tutto il resto: dubbi, scuse, parole rendono la famiglia più forte.

Ecco perché rivolgersi ad uno psicoterapeuta dell’età evolutiva è sempre una buona idea. Anche se non ci sono problemi può fornire degli spunti di riflessione interessanti per affrontare in modo corretto le situazioni e migliorare la capacità di parlarsi ed aiutarsi. 

C’È UN CONFLITTO TRA ESSERE COPPIA ED ESSERE GENITORI?

Questo argomento è molto complesso. Ragionevolmente si potrebbe dire che le coppie, quando diventano genitori hanno, comunque, bisogno di salvaguardare dei propri spazi individuali in cui parlare, ritrovarsi, corteggiarsi, anche innamorarsi di nuovo. Ma questo bisogno è sentito da pochissime persone. Quando una coppia si unisce per “fare famiglia”, tende a non sentire il bisogno di mantenere vivo il rapporto senza i figli. Questa modalità è legata al “patto di coppia” che i coniugi hanno fatto quando si sono uniti. Il problema, in questi casi, può porsi più di frequente quando i figli se ne vanno: i genitori che hanno dedicato la vita a creare famiglie solide e amorevoli, spesso con successo, si ritrovano da soli e non si riconoscono.

Ci sono coppie che fanno figli per rispettare un percepito dovere sociale o familiare, ma rimangono gelose dell’intimità e del rapporto a due. Non è un sentimento che va nascosto e del quale vergognarsi, ma bisogna esserne coscienti perché, comunque, i figli percepiscono la coppia dei genitori come un’entità che si basta e possono sentirsi incapaci di essere coinvolti dal loro affetto risentendone per tutta la vita. (un altro ottimo motivo per farsi accompagnare da uno psicoterapeuta).

Infine ci sono le coppie nelle quali l’essere genitori e l’essere coppia si bilanciano in maniera armonica. Sono caratterizzate da persone con buon equilibrio interiore, che sanno confrontarsi e lavorare con se stessi. Che istintivamente sono in grado di bilanciare il tempo da dedicare ai figli con il tempo da vivere come coppia per continuare ad alimentare le affinità che li hanno fatti scegliere.

Sarebbe sempre utile che i genitori si ritagliassero degli spazi di coppia per affrontare meglio le fasi della vita familiare che ha bisogno di buoni genitori, ma anche di coppie solide, che sanno parlare, confrontarsi e risolvere, senza litigare, i problemi personali.


COME ESSERE VICINI AI FIGLI SENZA SOFFOCARLI 

Soffocare i figli non vuol dire sommergerli con la propria personalità o fargli fare quello che vogliamo. Al contrario, significa trasmettere loro le nostre debolezze. “Soffocare” i figli significa essere genitori molto fragili, insicuri, pieni di paure. Sicuramente le incertezze dei genitori e le loro ansie non aiutano i ragazzi, e li costringono a fare, spesso, scelte disfunzionali. Ad esempio, sentirsi, a propria volta, sempre insicuri; tristi per non riuscire a soddisfare un genitore ansioso o molto esigente; incapaci di aiutare il padre o la madre a non avere paura o, addirittura, sostituirsi al genitore mancante assumendo il ruolo di vice-marito o vice-moglie. Per evitare questi comportamenti i genitori devono farsi aiutare cercando di capire, ad esempio, perché sono così preoccupati; perché non danno fiducia ai figli; analizzando quali situazioni li fanno agire in modo soffocante. Senza un interlocutore esterno questa visione di se stessi non è possibile; ecco perché è necessario vedere il terapeuta come un aiuto anche temporaneo o periodico con cui costruire un percorso di confronto, per leggere correttamente le situazioni che via via la famiglia presenta.

Anche un genitore molto sicuro, senza dubbi, è un genitore fragile che assume una maschera diversa; è un genitore che ha addosso un’armatura medioevale che gli consente di difendersi dal mondo esterno credendo di apparire sicuro perché le persone vedono la sua armatura e non lui.

Ancora una volta vale la pena di ripeterlo: un genitore che funziona è un genitore che ha dubbi, che chiede scusa quando è opportuno, che ama prendersi cura di sé e capire le sue dinamiche interne, pur senza rinunciare mai al rispetto che gli è dovuto (per il bene stesso del bambino) e al rispetto delle regole familiari che dovrebbe concordare con i figli, fin da quando sono piccoli.

QUALI SONO I SEGNALI DI ALLARME CHE UN GENITORE DEVE COGLIERE?

I figli sono un termometro efficace per capire se i genitori stanno indirizzando bene il loro lavoro.

Comportamenti come ansia, aggressività, comportamenti antisociali, rifiuto delle regole, frequenti sintomi fisici, oppositività, improvviso calo del rendimento scolastico, scarsa fiducia in se stessi sono segnali che devono portare il genitore ad interrogarsi su quello che non va in famiglia. Ma c’è una regola molto importante che si dovrebbe sempre seguire: il genitore che sta bene interiormente, che si accorge dei problemi che sta vivendo e cerca di affrontarli è un genitore che crea un clima sereno, di alleanza e complicità in cui i figli stanno bene, anche se la famiglia deve affrontare periodi critici. Per mantenere un clima sereno e di fiducia reciproca è indispensabile che la famiglia si senta una squadra in cui tutti i componenti hanno compiti specifici e si vince insieme. Per funzionare una squadra si riunisce costantemente e parla…di tutto.

Le manifestazioni di malessere cambiano con le età.

Se un bambino piccolo é molto iperattivo, ha frequenti momenti di collera o di aggressività, esprime paura o ha difficoltà ad affrontare le normali tappe della crescita è necessario chiedersi cosa non va. Se il bambino non è sereno, vuol dire che il clima familiare non è sereno. L’aggressività e la rabbia sono sintomi anche nelle gang giovanili: casi recenti ci devono portare a chiederci: ma che genitori hanno questi ragazzi? Se i bambini crescono in un clima familiare dove si parla, dove si sentono compresi, anche la preadolescenza e l’adolescenza pur pesanti, diventano gestibili.

Questo non significa incolpare i genitori, ma ribadire che non si nasce genitori. Tutti devono imparare. E tutti devono imparare a conoscersi, ricostruire il loro passato familiare e affettivo, essere sereni interiormente per essere buoni genitori.

Tanto più oggi, dove non c’è più un protocollo prestabilito e i genitori sono pionieri che esplorano come poter essere genitori in una nuova epoca.

La parola e l’espressione delle emozioni profonde; il rispetto dei genitori e delle regole da parte dei figli e il rispetto dei figli da parte dei genitori: ecco alcuni pilastri sui quali erigere un nuovo modello di genitorialità.