Bullismo nei luoghi di lavoro: perché la maggior parte delle persone non interviene?
Da una ricerca inglese sul mondo del lavoro, pubblicata sul sito no profit “The Conversation”, emerge che negli ambienti lavorativi circa il 60% dei dipendenti non interviene direttamente quando assiste a scene di bullismo. Le dinamiche si ripetono simili a quelle degli ambienti scolastici e si ripropone il tema di come le organizzazioni possano divenire soggetti attivi che scoraggiano e arginano i comportamenti discriminatori.
Gli episodi di bullismo si verificano quando una persona è soggetta a comportamenti ripetuti che importunano, emarginano o influiscono negativamente sul suo lavoro. In media, il bullismo nei luoghi lavorativi britannici colpisce circa il 15% delle persone e i sondaggi mostrano che la maggior parte dei dipendenti, testimoni di situazioni di bullismo, non aiutino la vittima.
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’University of Manchester, pubblicata da Kara Ng, Presidential Fellow in Organizational Psychology all’Università di Manchester e da Karen Niven, Professoressa di Organizational Psychology all’Università di Sheffield.
Il ruolo degli astanti e le dinamiche degli episodi di mobbing non cambiano molto rispetto alle scene di bullismo a cui siamo, purtroppo, soliti sentire o assistere negli ambienti scolastici e online.
Perché sono simili?
Il bullismo compromette gravemente la salute mentale e fisica delle vittime in ogni ambiente e circostanza, con casi estremi che possono portare anche all’autolesionismo.
Un aspetto comune è il modo in cui si svolge la molestia fisica o verbale, questi episodi avvengono quasi sempre davanti a un gruppo di altre persone. Questo è allarmante. Il modo in cui gli astanti rispondono a questi episodi può aiutare o peggiorare la situazione delle vittime in questione.
I testimoni sono fondamentali per creare una cultura sul posto di lavoro contro il bullismo. Se sono presenti persone che intervengono attivamente a favore della persona colpita è chiaro che le vittime subiscano meno danni soprattutto psicologici.
Sono presenti spesso persone attive-costruttive che cercano di migliorare in modo pro-attivo e diretto la situazione di mobbing, denunciando il fatto o affrontandolo, ascoltando e dando voce alla persona che subisce il danno. Ed è grazie a loro che è possibile uscirne e parlarne.
Ma perché così tante persone non intervengono quando assistono a qualcosa che sanno essere sbagliato o dannoso?
Spesso negli ambienti lavorativi si evita il problema non aiutando la vittima, perché in presenza di più testimoni si tende a non agire, sentendosi meno responsabili dell’accaduto.
Pertanto cosa è necessario fare per risolvere il problema?
I dipendenti devono comprendere che l’incidente è grave quanto basta da giustificare un intervento. Alcune persone vorrebbero intervenire, ma non si sentono in grado di farlo, poiché pensano di poter subire ritorsioni da un loro superiore.
È necessario prendere l’iniziativa, spingendo le organizzazioni ad avere un ruolo attivo per fermare questi episodi, predisponendo politiche anti-bullismo facilmente accessibili ai dipendenti.
Questo non solo ridurrebbe gli episodi di bullismo, ma aiuterebbe a migliorare il benessere generale sul posto di lavoro.