Cosa dicono i dati sul futuro dei giovani in Italia?
Con l’anno appena concluso, è arrivato il momento di fare un bilancio sulla situazione dei giovani italiani nel 2024.
L’Italia si trova di fronte a una sfida demografica senza precedenti, evidenziata da un calo significativo nella sua popolazione giovanile. Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il 21%. Questo declino ha colpito soprattutto il segmento femminile, con una diminuzione di quasi il 23% contro il quasi 20% maschile. A livello europeo, l’Italia si trova in una posizione allarmante, essendo ultima per la presenza di giovani, ben al di sotto della media dell’Unione Europea.
Questi sono i dati che emergono dal rapporto ‘Giovani 2024: Bilancio di una generazione’, presentato dal Consiglio nazionale dei giovani e dall’Agenzia italiana per la gioventù, con il supporto scientifico di Eures. Lo studio offre uno sguardo dettagliato sulle sfide e sulle opportunità che i giovani italiani affrontano oggi, offrendo al contempo spunti concreti per politiche future.
Fuga di cervelli
Nel 2021, quasi 18 mila giovani laureati hanno deciso di lasciare il paese, segnando un drammatico aumento del 281% rispetto al 2011. Questo scenario si accompagna a una crescente instabilità nel mercato del lavoro, con il 41% degli under 35 impiegati in condizioni precarie. La precarietà lavorativa crea un clima di incertezza e discontinuità che colpisce soprattutto i più giovani.
Le disparità territoriali aggiungono un ulteriore livello di complessità, con il Sud Italia che registra tassi di disoccupazione giovanile notevolmente superiori rispetto al Nord, e dove il salario medio annuo dei giovani lavoratori è significativamente più basso.
La sfida delle basse retribuzioni
Nel corso del 2022, la retribuzione lorda media annua dei giovani dipendenti nel settore privato (età compresa tra i 15 e i 34 anni) si è attestata a 15.616 euro, ben al di sotto dei 22.839 euro complessivamente rilevati nel settore. Questa disparità retributiva diventa ancora più evidente quando si considerano i diversi tipi di contratto: i giovani con contratti stabili guadagnano in media 20.431 euro, mentre quelli con contratti a termine e stagionali si fermano rispettivamente a 9.038 euro e 6.433 euro.
A confronto, nel settore pubblico, i giovani lavoratori (15-34 anni) hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, rappresentando una volta e mezza quella del settore privato. Tuttavia, nonostante un aumento nominale delle retribuzioni dal 2018, sia nel settore privato sia in quello pubblico, l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto, registrando una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al -1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico.
Questi dati mettono in luce una problematica significativa: le basse retribuzioni nel settore privato rappresentano una sfida per i giovani lavoratori italiani. Nonostante gli sforzi per aumentare i salari, l’inflazione continua a minare il potere d’acquisto, rendendo difficile per i giovani far fronte alle spese quotidiane e pianificare un futuro finanziario sicuro.
Aspirazioni e sfide dei giovani italiani
Cosa serve agli under 35 per entrare nel mondo adulto? Questa domanda rimane al centro delle preoccupazioni giovanili in Italia. Affrancarsi dai genitori è un obiettivo primario, e per farlo, la condizione essenziale è ottenere un lavoro stabile. Allo stesso modo, per realizzare il sogno di creare una famiglia, quasi il 70% dei giovani indica la necessità di avere una situazione economica adeguata. Riguardo alla genitorialità, più del 60% degli intervistati esprime il desiderio di avere figli, sottolineando l’importanza del fenomeno della denatalità.
Tuttavia, nel rapporto tra generazioni, emerge una discrepanza significativa: tre intervistati su quattro ritengono che gli adulti comprendano poco o per niente le esigenze e il vissuto dei giovani. Questo si traduce in una scarsa comprensione delle paure, delle fragilità e delle aspirazioni dei giovani, con più del 60% dei partecipanti che indica queste problematiche come principali.
Un impegno collettivo per il futuro dei giovani
Questi dati sottolineano l’urgenza di interventi politici e sociali mirati a migliorare le condizioni di vita e le prospettive dei giovani in Italia, attraverso la promozione di un mercato del lavoro più stabile e inclusivo, una maggiore valorizzazione delle competenze e un dialogo intergenerazionale rinnovato.
“La riduzione demografica, l’instabilità lavorativa, le difficoltà reddituali, le disuguaglianze territoriali e di genere, il calo della loro rappresentanza nei contesti istituzionali, delineano uno scenario complesso che richiede un intervento strutturato”, sottolinea Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani. “È necessario un impegno collettivo per promuovere l’istruzione di qualità, l’inserimento lavorativo, l’equità sociale e di genere, e per rafforzare la rappresentanza giovanile a tutti i livelli decisionali”.
“La strada da percorrere è lunga ma dobbiamo lavorare per infondere speranza e fiducia nel futuro: è compito delle istituzioni ascoltare i giovani, capirne le aspettative, i sogni e le paure e cercare risposte strutturali per permettere ai nostri ragazzi di realizzarsi in Italia, se vorranno, scegliendo di andare all’estero solo per scelta e non per necessità”, afferma Federica Celestini Campanari, commissario straordinario dell’Agenzia Italiana per la Gioventù.
Guardiamo al 2025 con la speranza di un cambiamento reale e duraturo.
Con un cambiamento concreto nelle politiche e un maggiore ascolto delle esigenze dei giovani, il 2025 potrebbe segnare l’inizio di un nuovo percorso per i giovani italiani, che possano finalmente guardare al futuro con maggiore fiducia e opportunità.