L’influenza dello spazio nella crescita dei minori: il rapporto di Save The Children
La casa, la scuola, il quartiere in cui si vive. Tutto è fonte di conoscenza ed esperienza, tutto incide in modo costante sullo sviluppo dei bambini e dei ragazzi. Vivere in un ambiente confortevole, sia esso all’interno o all’esterno, è sicuramente un valido aiuto per diventare grandi.
In Italia, il tasso di natalità è sempre più basso e pochi sono, oggigiorno, i bambini facenti parte della popolazione. Molti di essi, inoltre, si trovano costretti a vivere in quartieri poco accoglienti e inospitali o in situazioni familiari che non permettono la sicurezza di una casa confortevole.
La mancanza di uno spazio adeguato alla crescita influisce tantissimo sulla qualità della vita dei minori, limitando le opportunità educative, di gioco, di socialità e di sport, tutti elementi imprescindibili per il corretto sviluppo psico-fisico.
Save The Children da anni si impegna nella valorizzazione degli spazi per la crescita dei ragazzi, lavorando insieme alle realtà territoriali, alla scuola e alle Istituzioni per rendere le periferie metropolitane dei quartieri ideali per la crescita.
Antonella Inverno, responsabile ricerca dati e politiche di Save The Children, ci accompagna nella scoperta del rapporto “Fare spazio alla crescita” scaturito dalla collaborazione con Openpolis.
- Mi può descrivere l’obiettivo alla base del rapporto “Fare spazio alla crescita?”
La nostra idea iniziale è stata quella di approfondire il tema degli spazi di crescita dei bambini delle periferie italiane e per fare ciò ci siamo affidati a Openpolis per l’analisi estremamente approfondita dei dati del censimento ISTAT. Il focus, inoltre, è nato in concomitanza della nostra campagna nazionale che punta a dar voce ai quartieri dimenticati delle grandi città.
- Nel report si parla di “spazi che aiutano a crescere” come appunto la casa e la scuola. Come e quanto gli spazi influiscono sulla crescita dei bambini?
Si dice che lo spazio sia “il terzo educatore” di un bambino. Avere a disposizione dei luoghi adeguati alla concentrazione e all’introspezione aiuta il percorso di sviluppo dei ragazzi. Nel nostro rapporto abbiamo analizzato cosa accade in Italia in merito alla tematica del domicilio, quali sono le problematiche frequenti, quante persone e famiglie non hanno una casa oppure vivono in abitazioni con tetti, finestre e pavimenti danneggiati, con alti tassi di umidità o con luminosità scarsa. Questo perché, quando sono presenti tali disagi, è complicato per un bambino studiare e concentrarsi, avere del tempo per sé stesso ed elaborare le proprie giornate. Ciò accade soprattutto quando le case sono sovraffollate: in Italia, una casa su tre è in stato di sovraffollamento con la presenza di bambini sotto i sei anni, il 39% dai sei agli undici, e il 44% dagli undici ai diciotto. Abbiamo preso in esame anche chi, però, una casa non ce l’ha: i minorenni in Italia senza fissa dimora sono quasi diciottomila e sono presenti, inoltre, tantissimi provvedimenti di sfratto per famiglie con figli minori e in difficoltà estrema.
Per quanto riguarda le scuole, invece, abbiamo analizzato diversi fattori, tra cui gli spazi dedicati allo studio e allo sport.
Quando parliamo di auditorium e di palestre la percentuale generale è molto bassa, la situazione migliora leggermente alle scuole medie riportando una palestra ogni due istituti, ma è comunque un dato che fa riflettere. Abbiamo poi analizzato la presenza di mense e classi a tempo pieno e anche qui la situazione è abbastanza desolante: alle elementari sono poche le scuole che offrono questi servizi, meno di una su due, e tale dato diminuisce in modo drastico nelle scuole medie (26%). Inoltre, poco più di una scuola su dieci offre il tempo pieno.
- C’è una parte del rapporto che si focalizza sulle disuguaglianze urbane che possono essere alla base delle discrepanze sociali. Cosa si può fare in merito a tale tematica?
Abbiamo approfondito la situazione delle diverse zone amministrative dentro le grandi città metropolitane, quattordici in totale sul territorio italiano, analizzando una serie di fattori svantaggiosi che possono influire sulla crescita dei minori come, ad esempio, il possedere al massimo la licenza media o non avere un’occupazione.
Tali dati possono essere utili per l’identificazione di quei territori all’interno delle città che hanno bisogno di un maggior supporto. Raccogliere i dati a livello microterritoriale è infatti necessario per la creazione di politiche pubbliche che vedano lo stanziamento di fondi statali quali il PNRR, fondi strutturali ed europei.
Noi di Save The Children abbiamo proposto la creazione di un’agenda urbana nazionale per i bambini che preveda interventi di recupero urbano che siano progettati con i minori residenti nel territorio di riferimento.
Abbiamo anche mappato la situazione degli spazi sequestrati alla criminalità organizzata e nuovamente assegnati alle realtà locali. Però, anche in questo caso, in minima parte questi vengono assegnati ad attività rivolte ai ragazzi.
Ciò che chiediamo è che ci sia un’attivazione maggiore e la possibilità di istituire un’anagrafe pubblica nazionale per tutti quegli spazi pubblici abbandonati che potrebbero essere restituiti alle comunità.
- Quali sono le variabili più incidenti che hanno coordinato l’analisi delle città presenti nel report?
Ci siamo focalizzati sui dati del censimento ISTAT e le variabili che ci hanno permesso il delineamento dei territori su cui poi abbiamo posto la nostra attenzione sono proprio quelle relative ai residenti tra i 15 e i 64 anni che non hanno un’occupazione e che presentano al massimo la licenza media. Due fattori di svantaggio che dovrebbero essere tenuti assolutamente in considerazione quando si vanno a disegnare delle politiche urbane di rigenerazione del territorio. Inoltre, quando abbiamo analizzato i dati inerenti alle città prese in esame, ci siamo resi conto che non ci permettevano di creare una disgregazione rispetto ai risultati scolastici dei minori. Sappiamo, però, che questi sono territori in cui le prove INVALSI dimostrano una maggiore dispersione implicita.
- Quali sono i progetti di Save The Children volti al miglioramento delle periferie italiane?
Abbiamo avviato un importante programma di innovazione sociale, al momento attivo in tre città. Partendo da un comitato consultivo composto da ragazzi e ragazze, analizziamo le istanze territoriali e proviamo a far cooperare le istituzioni, il privato sociale, le associazioni culturali e lo Stato al fine di elaborare un piano di sviluppo territoriale che sia frutto dei desideri di chi ci abita e che risponda a requisiti precisi per il miglioramento dei quartieri.